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Canakinumab nel trattamento dell’artrite idiopatica sistemica giovanile


Canakinumab ( noto commercialmente come Ilaris ) è un anticorpo monoclonale completamente umano anti-interleuchina 1 beta ( IL-1 beta ) umana delle IgG1 isotopo κ.
Una produzione eccessiva di IL-1 beta riveste un ruolo importante in alcune malattie infiammatorie, tra cui l’artrite idiopatica sistemica giovanile ( AIGS ). Canakinumab agisce neutralizzando selettivamente IL-1 beta per un periodo prolungato, inibendo così l'infiammazione.

Uno studio di fase III ha valutato Canakinumab nei pazienti con artrite idiopatica sistemica giovanile ( AIGS ). Lo studio prevedeva un periodo di trattamento attivo a braccio singolo, in aperto ( Parte 1 ), seguito da un periodo con disegno randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo e con disegno event-driven che comportava il raggiungimento di 37 recidive ( Parte 2 ).

Hanno preso parte allo studio 177 pazienti, di età compresa tra 2 e 20 anni, con AIGS in fase attiva. Nella Parte 1, i pazienti hanno ricevuto una dose sottocutanea di Canakinumab ( 4 mg/kg, fino a 300 mg ) ogni 4 settimane. Dopo 8 settimane, i pazienti che all’ingresso nello studio utilizzavano un corticosteroide e che soddisfacevano i criteri minimi adattati dell’American College of Rheumatology ( ACR ) Pediatric 50 hanno iniziato a ridurre gradualmente l’uso di steroidi fino: a) alla riduzione graduale della dose a una quantità prestabilita, in funzione della dose di corticosteroidi al basale, con mantenimento dei criteri adattati ACR Pediatric 30 ( successo nella riduzione graduale degli steroidi ); oppure b) al termine di un periodo massimo di 20 settimane senza il raggiungimento di questo obiettivo ( insuccesso nella riduzione graduale degli steroidi ). Nella Parte 2 dello studio, i pazienti che soddisfacevano i criteri minimi adattati ACR Pediatric 30 al termine della Parte 1 sono stati randomizzati a continuare il trattamento con Canakinumab, oppure al placebo ogni 4 settimane, fino alla comparsa di un numero prestabilito ( 37 ) di eventi di riacutizzazione.

Gli endpoint primari erano: a) valutare se Canakinumab consentisse la riduzione graduale degli steroidi in almeno il 25% dei pazienti con AIGS ( Parte 1 ); e b) dimostrare un prolungamento del tempo alla ricaduta con Canakinumab rispetto al placebo ( Parte 2 ).

Entrambi gli endpoint primari sono stati soddisfatti, con il 45% dei pazienti che ha ridotto con successo l’uso degli steroidi entro 28 settimane dall’inizio del trattamento con Canakinumab ( p inferiore a 0.0001 ).

In questo punto di rilevazione temporale ( termine della Parte 1 ) il 31% dei pazienti aveva la malattia in fase inattiva.

I pazienti che utilizzavano Canakinumab avevano una probabilità di quasi tre volte ( hazard ratio, HR=0.37 ) inferiore di subire una nuova riacutizzazione nella Parte 2. Solo il 22% dei pazienti trattati con Canakinumab ha presentato una nuova riacutizzazione, rispetto al 52% dei pazienti trattati con placebo durante lo studio ( p=0.0043 ).

Nella Parte 1 dello studio ( che rappresenta 58 anni-paziente ), 138 pazienti su 177 ( 78% ) hanno segnalato un evento avverso, i più comuni dei quali erano rinofaringite, cefalea e tosse.
Eventi avversi gravi sono stati riferiti in 15 pazienti, con infezioni, la sindrome da attivazione macrofagica [ MAS ] ( 4 casi ) o eventi associati a riacutizzazione tra i più comuni. Cinque reazioni avverse gravi hanno portato all’interruzione del trattamento, e un paziente è deceduto per sindrome da attivazione macrofagica.
Durante la Parte 2, gli eventi avversi ( i più comuni dei quali erano artralgia, tosse, rinofaringite e piressia ) sono stati segnalati da 40 pazienti trattati con Canakinumab su 50 ( 80% ) ( vs 35 pazienti trattati con placebo dopo Canakinumab su 50 [70%] ); e sei pazienti in ciascun braccio hanno manifestato uno o più evento avverso grave, che comprendevano principalmente infezioni, sindrome da attivazione macrofagica ed eventi associati a riacutizzazione. Sei pazienti, tutti nel braccio placebo, hanno interrotto lo studio a causa di eventi avversi o reazioni avverse gravi durante la Parte 2. Un paziente è deceduto per sindrome da attivazione macrofagica dopo l’interruzione dello studio, nel gruppo placebo. ( Xagena2012 )

Fonte: Novartis,2012


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