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Rituximab come terapia add-on riduce il danno articolare nella artrite reumatoide


L’aggiunta di Rituximab ( Rituxan; in Italia: MabThera ), un farmaco che produce deplezione delle cellule B, al Metotrexato ( Methotrexate ) è in grado di rallentare la progressione del danno articolare nei pazienti con artrite reumatoide, indipendentemente dal livello di attività della malattia.

A 12 mesi, i pazienti con bassa attività di malattia che hanno ricevuto Rituximab in combinazione con Metotrexato hanno presentato un cambiamento nei punteggi del danno articolare di 0.38.

Cambiamenti simili sono stati osservati tra i pazienti con attività di malattia moderata e alta ( 0.39 e –0.05, rispettivamente, P=0.5 per tutti ).

Al contrario, i pazienti trattati con il solo Metotressato hanno presentato cambiamenti più evidenti nei punteggi di danno articolare: in media, 0.40 con bassa attività di malattia, 1.04 per l'attività moderata, e 1.31 per l’alta attività ( P=0.058 ).

La storia naturale di artrite reumatoide comporta una graduale, irreversibile, distruzione delle articolazioni, che può verificarsi entro un anno o due dalla insorgenza della malattia.
Inoltre, nei pazienti in trattamento sotto-ottimale, il danno articolare è strettamente associato all'attività di malattia.

Precedenti ricerche avevano dimostrato che la terapia biologica, in particolare utilizzando farmaci diretti contro il fattore di necrosi tumorale ( TNF ) o la interleuchina-6 ( IL-6 ), può alterare questo processo distruttivo.
Infatti, sia i bloccanti del TNF sia quelli di IL-6 inibiscono le citochine pro-infiammatorie, che si ritiene svolgano un ruolo non-secondario nelle vie che portano alla attivazione degli osteoclasti e dei condrociti, responsabili del danno osseo e della cartilagine.

Mancano dati, invece, sugli effetti delle terapie di deplezione cellulare. E’ stata, pertanto, condotta un'analisi retrospettiva dei dati dello studio IMAGE, uno studio di fase III che ha confrontato la combinazione di Rituximab più Metotrexato con il solo Metotrexato in pazienti con artrite reumatoide, non-trattati in precedenza.

L'analisi è stata effettuata su 188 pazienti in terapia con Metotrexato e su 204 pazienti trattati con Metotrexato e Rituximab.

Dopo un anno di trattamento, sono state osservate differenze significative tra la terapia con Metotrexato e la terapia di combinazione riguardo a diversi endpoint, tra cui conta delle articolazioni dolenti, valutazioni globali del paziente e del medico, dolore, livelli di proteina C-reattiva, velocità di sedimentazione degli eritrociti, punteggi di attività di malattia in 28 articolazioni.

All’esame radiologico è stata riscontrata poca differenza tra i due gruppi di trattamento per i pazienti con bassa attività di malattia, con punteggi che differivano solamente di 0.02 punti.
Mentre per i gruppi con attività di malattia moderata e alta, sono state osservate significative differenze, rispettivamente, pari a 0.65 ( P=0.003 ) e 1.36 ( P=0.05 ).

Un cambiamento nel punteggio superiore a 0.25 è stato considerato come progressione inequivocabile.

Inoltre è stato trovato che per le erosioni, i cambiamenti nel gruppo in monoterapia con Metotrexato a 12 mesi variavano da 0.37 nel gruppo bassa attività di malattia a 0.85 nel gruppo ad alta attività di malattia, mentre i corrispondenti cambiamenti per il gruppo Rituximab più Metotrexato sono stati pari a 0.26 e –0.02.

Riguardo al restringimento dello spazio articolare, i punteggi del gruppo Metotrexato sono stati pari a 0.03 nel gruppo a bassa attività di malattia e 0.46 nel gruppo ad alta attività; i punteggi nel gruppo terapia di combinazione sono stati pari a 0.12 e –0.02, rispettivamente, per i gruppi a bassa e ad alta attività.

A 12 mesi, il trattamento a base di Rituximab ha ridotto la progressione del danno articolare anche nei pazienti nel più alto terzile di articolazioni tumefatte, rispetto a quelli nel più basso terzile ( 0.31 versus 0.28, P=0.97 ).
Al contrario, i pazienti trattati con il solo Metotrexato nel più alto terzile di articolazioni tumefatte ha presentato cambiamenti significativi all’esame radiologico, rispetto a quelli nel più basso terzile ( 1.33 vs 0.32, P=0.009 ).

Risultati simili sono stati osservati quando i pazienti sono stati classificati in base ai livelli della proteina C-reattiva a 12 mesi, con le maggiori differenze osservate per i pazienti con elevati livelli di CRP.

Dallo studio è emerso che la deplezione delle cellule B con Rituximab può avere effetti sulla attività di malattia nei pazienti con artrite reumatoide, simili ai benefici riportati dalla terapia anti-TNF. ( Xagena2013 )

Fonte: Annals of Rheumatic Diseases, 2013

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